L’uva da tavola del futuro tornerà a parlare italiano. È l’impegno di VCR, Vivai Cooperativi Rauscedo, che da dieci anni investe in un programma di miglioramento genetico che mira ad unire apirenia, resistenza alle malattie, aromaticità e periodi di raccolta adatti a coprire la domanda dei mercati più remunerativi.
Il 26° Congresso di Bari
I frutti di questa intensa attività si vedranno in campo a partire dalla prossima estate e i vantaggi delle nuove varietà in prova sono stati anticipati da Vincenzo Cuoccio, responsabile VCR per Puglia, Basilicata e Calabria in occasione del 26° Congresso nazionale sull’uva da tavola organizzato da Mario Colapietra a Bari lo scorso 13 febbraio.

«Le mutate condizioni ed esigenze - ha testimoniato Cuoccio – della viticoltura da tavola dovrebbero spingere a sostenere con forza la sperimentazione sulle nuove varietà resistenti e anche sui nuovi portinnesti resilienti della serie M in combinazione con le uve da tavola, un tema su cui la ricerca è un po’ statica».
Da anni si sottolinea infatti la necessità per l’Italia di adeguare la propria offerta varietale per non perdere ulteriori fette di mercato e iniziative come quelle del Congresso nazionale offrono l’occasione per compattare la filiera.
Colapietra, per 36 anni animatore dell’attività di ricerca sull’uva da tavola dell'allora Istituto Sperimentale per la Viticoltura del Ministero dell’Agricoltura (oggi Crea VE di Turi – Ba), è però un inguaribile ottimista. Nel suo recente libro “Il comparto dell’uva da tavola”, nonostante il deciso sorpasso di Paesi come Cina e India e la forte crescita di Egitto, Turchia, Iran, Uzbekistan e Sud America, spinge a considerare ancora il Belpaese come punto di riferimento per l’uva da tavola di qualità.
Il sorpasso dei Paesi emergenti
In realtà, mentre tutti questi Paesi crescono sia per le superfici che per le rese, l’Italia, nonostante l’uva da consumo fresco abbia nel nostro territorio basi storiche e tecniche molto radicate, ha vissuto negli ultimi decenni un deprimente trend di riduzione. Le superfici coltivate sono infatti passate dai quasi 70mila ettari di inizio millennio ai 44.500 del 2015, rimbalzando lievemente fino ai circa 47mila del 2023, di cui 25mila in Puglia e 18mila in Sicilia (elaborazione Cso su dati Istat). La Puglia sembra però registrare un’incoraggiante inversione di tendenza nel 2024, soprattutto grazie al successo di varietà apirene come Autumn Crisp.
L’imbarazzo della scelta varietale
Per diversi anni le varietà tradizionali non hanno infatti consentito agli agricoltori di coprire i costi di produzione e l’innovazione delle cultivar “senza semi”, introdotte a partire dagli anni ’90 del secolo scorso, è rimasta per anni frenata dalla necessità di mettere a punto adeguati protocolli tecnici per migliorarne qualità e rese.
Il mercato dell’uva da tavola è poi diventato in questi ultimi decenni sempre più globalizzato, con reti di distribuzione sempre più esigenti sul fronte della sostenibilità e la competizione serrata dei nuovi Paesi produttori, soprattutto per il segmento delle raccolte precoci di maggio-giugno.
Il nostro Paese ha pagato così le conseguenze di difetti cronici come la mancanza di una mentalità di filiera e lo scarso rispetto per l’attività di ricerca, sia pubblica che privata. I produttori, nonostante lo stimolo dell’arrivo dall’estero di sempre nuove varietà apirene di qualità eccellente (e nessuna necessità di diradamento degli acini) come SugraOne (Thompson seedless x Cardinal) o Crimson (Emperor x C33-199), sono così rimasti alla finestra, indecisi sulla direzione da intraprendere per i nuovi impianti.
Autumn Crisp, la prima uva con nome e cognome
Almeno fino all’arrivo di Autumn Crisp (Princess x Dovine), varietà apirena croccante e tardiva, come dice il nome, caratterizzata dal sapore dolce e aromatico e apprezzata per la polpa soda e la capacità di mantenere un'ottima conservabilità dopo la raccolta.
In favore di questa varietà ha anche giocato l’esemplare iniziativa di marketing globale intrapresa dal breeder californiano Sun World che ne detiene i diritti di costituzione. Autumn Crisp è diventata così la prima uva da tavola ad essere promossa, con nome e cognome, presso i consumatori di tutto il mondo, sulla scorta di quanto già effettuato nel kiwi per marchi come Zespri Gold o per la mela Pink Lady.
Un vantaggio per chi la coltiva, che cela però anche un grosso rischio per i produttori italiani: la disillusione potrebbe infatti arrivare da quella parola, “globale”, che smentisce tutti gli sforzi fatti a sostegno della tipicità delle nostre produzioni ortofrutticole per contrastare la concorrenza di Paesi con costi di produzione decisamente più bassi.
Sostenibilità, qualità e tipicità

C’è spazio per trovare una strada di valorizzazione tutta italiana? La risposta può venire dalla biodiversità di Vitis vinifera. VCR ha nel suo DNA la propensione per l’innovazione e negli ultimi anni ha trasferito tutto il carico di esperienza maturata nel settore dell’uva da vino in quella da tavola.
Il programma di breeding partito a Rauscedo ha, per questa referenza, sviluppato 185 combinazioni d’incrocio tra il 2017 e il 2022 arrivando a valutare oltre 8mila semenzali. Da questi sono state portate avanti 36 selezioni che sono in prova in pieno campo in Puglia dal 2022 e altre 18 dal 2023.
Gli obiettivi di VCR sono di ottenere varietà da tavola caratterizzate da:
elevata resistenza (poligenica) a peronospora e soprattutto oidio;
tangibile riduzione dei trattamenti fitosanitari;
profili aromatici e polifenolici comparabili/tipici o superiori;
buone caratteristiche agronomiche;
tolleranza a botrite, malattie secondarie, stress abiotici,...
grappoli ed acini di grandi dimensioni;
croccantezza;
tenore zuccherino e aromaticità;
apirenia;
elevata shelf-life.
I riscontri delle prove di assaggio hanno rilevato anche una straordinaria biodiversità di sapori (fruttati, tropicali, floreali): il nuovo rinascimento dell’uva da tavola italiana è in arrivo, restate sintonizzati.
Il manuale di Colapietra

Ventidue capitoli, 800 pagine e un corredo fotografico ricco e dettagliato: sono i numeri del nuovo manuale di viticoltura di Mario Colapietra: "Il comparto dell'uva da tavola - Aspetti tecnici, produttivi e commerciali".
Il libro, pubblicato a giugno 2024 e sostenuto da VCR, Vivai Cooperativi Rauscedo, parte dalle le statistiche del comparto, affronta tutte le tematiche agronomiche connesse all’impianto del vigneto, gli innesti, la potatura, la fertilizzazione, l'irrigazione, la difesa fitosanitaria anche biologica, descrive le caratteristiche delle nuove varietà ed arriva ad approfondire aspetti di marketing come la gestione degli imballaggi, il confezionamento e la commercializzazione dell'uva.
